Moto d’altri tempi: la MBA, storia di un salvataggio

– di Bianca Sestini –

 

 

Nel garage di Paolo Targa le sue MBA sono parcheggiate in fila, l’una accanto all’altra. Il numero di gara sul muso della maggior parte delle moto riporta la memoria sulle piste del Mugello e della Romagna. La Morbidelli Benelli Armi vinceva tantissimo su quei circuiti negli anni in cui il signor Targa di Arezzo andava a vedere le corse: “È stata la prima moto da competizione costruita di serie al mondo, la moto europea che all’epoca è riuscita a battere la Honda, la Suzuki, la Yamaha. A quei tempi si poteva andare proprio dentro ai box, non c’era nessun problema”.

Giancarlo Morbidelli, Innocenzo Nardi Dei e Paolo Benelli scelsero come sede della MBA Sant’Angelo in Vado, oggi in provincia di Pesaro e Urbino. Fondata nel 1975, la nuova casa motociclistica nacque dalla partnership fra le due società Morbidelli e Benelli Armi. Dalle iniziali la sigla, che rimase immutata anche con il cambio di nome in Moto Benelli Armi. L’obiettivo era industrializzare la Morbidelli 125 da gran premio, producendo in piccola serie due ruote destinate ai privati che fossero in tutto e per tutto uguali a quelle dei piloti ufficiali della Morbidelli S.p.a.

Nei suoi 15 anni di attività la MBA è stata sinonimo di vittoria: quattro volte campione del mondo piloti e quattro volte marche, per nove in testa nel campionato nazionale e per sette in quello europeo, oltre a innumerevoli podi all’estero. Nonostante i successi in pista e il prestigio sul mercato, la gloria della Moto Benelli Armi non durò a lungo. Le gare non rendevano e la MBA non guadagnava abbastanza dalla commercializzazione. Pare che il lavoro dei tecnici non si allineasse alle scelte manageriali, a discapito della sostenibilità economica. Un nuovo regolamento internazionale sui motori contribuì a tarpare le ali alla casa marchigiana, che si ritrovò senza le risorse da investire nella progettazione e nello sviluppo di nuove moto.

Il Tribunale di Urbino dichiarò il fallimento della Moto Benelli Armi il 18 aprile 1990; il patrimonio aziendale fu messo all’asta. Una notizia che Paolo Targa e Pier Luigi Tagliaferri sono venuti a sapere grazie al passaparola.

Un mio amico mi ha telefonato per dirmi che stavano dando via tutta la fabbrica”, racconta Targa, “con Pier Luigi volevamo comprare due moto nuove. A quel punto ci siamo detti che ci avremmo rinunciato ma avremmo partecipato all’asta”.

I due si sono portati a casa motociclette, qualche medaglia, disegni di progettazione.

Un gesto che ha salvato dalle ingiurie del tempo un pezzo di eccellenza sportiva e industriale del made in Italy. Per proteggere e mantenere vivo il brand che li ha tanto conquistati, Paolo e Pier Luigi hanno istituito il Registro Storico MBA. “L’abbiamo fatto per cercare di rintracciare tutti i proprietari di questo marchio. Abbiamo amici in Australia, in Giappone, in Venezuela, in diverse parti dell’America e ovunque in Europa”.

Quei tesori oggi si trovano in parte a casa di Paolo Targa, in parte in prestito d’uso al piccolo museo di Sant’Angelo in Vado dedicato alla Moto Benelli Armi. Lì i pezzi da collezione sono di Targa, mentre il motoclub locale si occupa della gestione delle visite e dell’organizzazione di eventi. “Spesso i proprietari vengono ad Arezzo e rimangono un giorno o due. A volte si portano le loro MBA e girano nei dintorni seguendo degli itinerari che preparo per loro. La sera ci raduniamo per rievocare la storia e le avventure dei piloti”.

Lucide e perfette, le moto di Paolo testimoniano una passione tutt’altro che sopita e il ricordo di un’amicizia fraterna, indelebile, anche ora che Pier Luigi non c’è più. Il signor Targa sa bene che, oltre agli oggetti, ciò che insieme hanno conservato è la memoria di un brand iconico per il motociclismo italiano: “Di molte aziende non è rimasto più nulla… Noi abbiamo creato una comunità della MBA”.

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