Jan Slangen: una vita ad alta quota!

– di Rosalba Paletta –

Intervista al Comandante Jan Slangen, autore del libro: “Volare Alto. Appunti sulla felicità di un pilota delle Frecce Tricolori”

 

È un uomo a tre dimensioni Jan Slangen, diviso com’è fra terra, mare e cielo. Ufficiale, pilota dell’Aeronautica Militare in seno alle Frecce Tricolori per dodici anni, di cui quattro come Comandante, deve alla sua condizione di umano la definizione di essere terrestre, ma in effetti le sue più intime aspirazioni lo proiettano nel mare e fra le nuvole.
I piedi per terra li ha posati certamente per scrivere la sua autobiografia: “Volare Alto. Appunti sulla felicità di un pilota delle Frecce Tricolori”: un’occasione importante per riflettere, per guardare a quella entusiasmante parte di vita “volata via”, ripercorrere scelte e successi, ma anche celebrarli e goderne finalmente ad un ritmo più lento, assaporando il gusto della gratitudine, prima di ripartire per un altro volo. Un altro ruolo.


La sua vita aveva appena iniziato a battere nel cuore del Corno d’Africa, in Etiopia, quando ancora nel ventre materno dovette lasciare il suolo terroso della zona più orientale del continente nero, e rientrare in Europa a bordo del suo primo aereo da passeggero. La madre di Jan aveva contratto la malaria e assieme al padre che lavorava per le Nazioni Unite, decisero di rientrare nel Vecchio Continente per ricevere cure adeguate e far nascere il futuro pilota dell’Arma Azzurra. Era il 1975.

“Quando si scopre il punto di vista migliore da cui guardare il mondo, è difficile, anzi direi impossibile, rinunciarvi”

 

 

Che cosa le ha fatto capire che nella vita avrebbe voluto volare?
Ho ricevuto un’educazione molto stimolante, ricca di occasioni per esplorare strade diverse, anche se rigida, impegnativa. Quello che desideravo fare una volta cresciuto era allontanarmi dalla mia famiglia per trovare il mio spazio, la mia dimensione. Inizialmente pensavo di studiare ingegneria o architettura, ma non mi dispiacevano l’accademia navale, o l’aeronautica… Sono stato un adolescente terribile, nel senso che ero ricco di interessi, volitivo, appassionato … ho dato un bel da fare ai miei genitori. Quando fu il momento decisi di provare a volare, sostenuto da mio padre nell’idea di esplorare il cielo, mentre non lo stesso posso dire per il desiderio di frequentare il Morosini, seguendo l’altra mia grande passione, quella per il mare, che non supportò mai, e devo dire che aveva ragione…

Se ripensa al suo primo volo, ricorda che cosa ha provato?
Non parlo di voli comuni da passeggero, fin da piccolissimo ho sempre volato per via del lavoro di mio padre nelle Nazioni Unite, delle sue origini olandesi, dopo l’Africa i miei si trasferirono in America Latina, poi in Europa… Ma quando per la prima volta volai da pilota, nella lezione di prova, era il 1994 a Latina, provai solo emozioni di piacere e stupore. Quando si scopre il punto di vista migliore da cui guardare il mondo, è difficile, anzi direi impossibile, rinunciarvi. È questa la consapevolezza che prova un pilota e che non lo abbandona mai.

La mancanza di paura del vuoto è un indizio importante, ma che cosa fa di un uomo un pilota?
Certamente alcune caratteristiche fisiche al cento per cento, come valori, vista, peso, altezza, senso dell’orientamento, riflessi. Poi c’è la voglia non dico di voler conquistare il cielo, ma certamente di volerne fare parte, con tutte le emozioni che a questa ambizione si accompagnano. Spaziare in aria, al di là dell’aspetto acrobatico, è un modo di intendere la vita…

In volo sull’Etna

Immagino che quando “l’alta quota” è una frequentazione quotidiana, la vita assume un’altra unità di misura. La sua carriera del resto parla chiaro: talentuoso pilota militare, Comandante delle Frecce Tricolori, Generale di Brigata Aerea (in congedo), Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana nel 2017, oltre 4500 ore di volo all’attivo nei cieli di tutto il mondo. Ma che cos’è il volo per lei? 
Non solo un’esperienza fisica, ma anche una metafora della vita, molto intima se vogliamo. Chi indossa le ali non le lascia più, tutto ha un valore diverso, relativo, anche l’aver successo si avverte con una responsabilità differente. Di questo parlo molto nel mio libro…

“… credo non ci sia esperienza più bella e appagante che servire il Paese da amante del volo, in volo, per le Frecce Tricolori”

Parla molto anche delle sua esperienza nelle Frecce Tricolori, lasciate come accennato per raggiunta anzianità di servizio nel 2016, ma, si intuisce benissimo, sempre nel suo cuore. Che cosa ha significato questa esperienza, Comandante?
È stata un’avventura meravigliosa, credo non ci sia esperienza più bella e appagante che servire il Paese da amante del volo, in volo, per le Frecce Tricolori. Sono un simbolo di eccellenza e italianità intramontabile, un modello vincente che non conosce ombre e declini, diversamente da altri simboli, autentico e vero. Nelle Frecce il valore dell’uno si sostanzia nel valore del gruppo: si vola da soli, ma si vola insieme. E a rendere unico questo modello di eccellenza che vola per tutti nel cielo, c’è la socialità, l’affetto di una Nazione con gli occhi rivolti ad esso. Un momento come il 2 giugno è l’immagine perfetta in cui la distanza che c’è fra gli aerei e la gente si annulla, anzi si fonde in un’amore per l’Arma Azzurra che è palpabile, che anima i simboli, che si esprime nel valore della Pace, della Nazione, dell’appartenenza. Tutti i valori di una vita si mettono in ordine e si riempiono di nuovo di significato. Dodici anni sono stati per me un onore ed un’esperienza al TOP sotto ogni profilo. Ne ho scritto molto nel libro proprio nella speranza di riuscire a decodificare il modello di eccellenza senza tempo che rappresentano le Frecce Tricolori, con una considerazione sui numeri, che deve farci riflettere.
Le mancano le Frecce?
Provo nostalgia intesa come consapevolezza di aver avuto una straordinaria opportunità. Nutro un sentimento di profonda riconoscenza e gratitudine per l’Aeronautica e per la grande occasione che mi ha dato di vivere al Top questi anni. C’è stato del mio, certamente, non posso negarlo, ma al suo interno ho potuto interpretare al meglio quella “mancanza d’aria” che solo in volo si può colmare. Ora sono pronto per un altro volo.
Lei è ancora molto giovane, eppure ha tagliato traguardi notevoli: se guarda alla sua formazione che cosa ricorda da voler trasferire ai giovani? 
Senza voler togliere il gusto della lettura cito alcuni episodi che si trovano nel libro, relativi agli anni in Accademia Aeronautica Militare. Difficili da diversi punti di vista, impegnativi. Ma certamente orientati ad un obiettivo, quindi misurati anche nella difficoltà. L’addestramento lascia il segno, e una consapevolezza profonda: nella vita le cadute ci sono per tutti, la differenza la si fa quando ci si rialza. Poi ci sono molti aneddoti, ricordi goliardici, ho condiviso momenti umanamente davvero belli.

“Nelle Frecce il valore dell’uno si sostanzia nel valore del gruppo: si vola da soli, ma si vola insieme”

Come vive questi mesi, ormai anni, di pandemia Jan Slangen?
Un po’ come è stato per la scelta di scrivere il mio libro, anche nella Pandemia ho trovato stimoli molto forti a fare tesoro delle esperienze vissute e continuare a studiare, per trasferire. Uno Stop forzato, che ho speso dedicandomi alla formazione e alla consulenza.
Non abbiamo parlato se non velocemente della sua seconda grande passione, ovvero dimensione: quella marina. Dove trascorrerà le sue vacanze?
Al mare certamente! Andrò a Tropea, non sono mai stato in vacanza a mare in Calabria e avendone sentito parlare, quest’anno con mia moglie abbiamo deciso di provare questa nuova tappa.


E se guardando dalla sua cabina le chiedessi di poggiare lo sguardo sul pezzo di mondo più bello che ha sorvolato, dove atterrerebbero i suoi occhi?
Le sembrerà una risposta banale, ma non scontata: ho sorvolato il Nevada, la penisola del Labrador e la Groenlandia, senza vedere traccia di insediamento umano per centinaia di migliaia di chilometri; ho seguito addestramenti in Texas, volato sul nord Africa, sul Canale di Suez e il Medio Oriente. Di posti belli ne ho sorvolati tanti, ma posso garantirle che venendo da Nord, oltre le Alpi, vedere l’Italia piano piano prendere forma e colore, stagliandosi con le sue grandi chiazze verdi fra l’azzurro del mare, è un’esperienza unica, meravigliosa. Non per nulla dicono sia uno dei più bei Paesi al mondo. Davvero lo è!

 

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One thought on “Jan Slangen: una vita ad alta quota!”

  1. Il Comandante e le Frecce Tricolore, tutto quello che è rimasto dell’orgoglio italiano!
    Grazie per come sapete rappresentarci nel mondo.

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