di Elia Banelli
Massimo Carlotto, uno dei maggiori esponenti del noir italiano, ha dichiarato in una recente intervista a “Robinson”, inserto letterario di “Repubblica”, che ormai la distinzione di genere in crime, giallo, thriller procedural, hard-boiled, ecc… «oggi non ha più senso, e si potrebbe tranquillamente identificare tutte queste categorie con il “romanzo a sfondo criminale”». Tale esercizio linguistico è utile per testimoniare che il noir, a lungo derubricato come “letteratura da pendolari” da una certa élite da salotto, oltre a essere più vivo che mai (i numeri di lettori e appassionati lo testimoniano a ogni classifica di vendita settimanale) è in grado di mettere in scena, nella eterna e appassionante lotta tra il Bene e il Male, il contesto sociale e politico come parte integrante della storia, e di poter svolgere allo stesso tempo un’accurata analisi sociologica della comunità, della provincia, o del mondo globalizzato.
Lo scrittore americano Don Winslow, considerato tra i principali rappresentanti del poliziesco contemporaneo, è senza dubbio in grado di offrire al lettore questo cocktail esplosivo di contaminazioni di genere. Di questo autore avevo letto in precedenza London Underground e non mi aveva particolarmente colpito. Con Il potere del cane mi sono dovuto ampiamente ricredere. Don Winslow (che nella vita ha fatto decine di lavori, compreso la guida di safari) racconta con perizia di dettagli e ritmo avvincente, un’antologia di storie e personaggi che si muovono dalle strade di New York a Città del Messico, da Tijuana alla giungla dell’America centrale, mossi da un solo comune denominatore: la guerra al narcotraffico internazionale.
Il libro, piuttosto corposo (714 pagine nella versione pubblicata da Einaudi, collana Super ET), scorre in modo fluido, anche se in certi capitoli l’autore eccede nella tecnica narrativa del puro “telling”, a discapito di uno “showing” più coinvolgente ed esaltante. Stili di scrittura a parte, le vicende intrecciate tra loro sono ben calibrate e il ritmo è a tratti cinematografico, con un punto di vista tridimensionale.
Art Keller è il protagonista principale, anche se spesso sembra muoversidietro le quinte. È un poliziotto ambizioso, determinato a combattere il cartello dei narcos messicani guidati dal potente e sanguinario Miguel Agel Barrera, insieme ai nipoti Adàn e Raùl che smaniano per ereditarne l’impero. Protagonista femminile molto interessante è Nora Hayden, “bellissima” (aggettivo che Winslow ripete più volte), che dopo un’adolescenza difficile diventa una escort di lusso e corre sul filo del rasoio sospeso tra il cinismo più aggressivo e un insolito senso morale. Padre Parada è un sacerdote “rivoluzionario” cresciuto in mezzo al popolo, una sorta di Alex Zanotelli in salsa latina, per questo inviso alle alte sfere gerarchiche del Vaticano. Infine, c’è Sean Callan, un ragazzo irlandese di Hell’s Kitchen, che come vuole lo stereotipo razziale in voga, alza troppo il gomito e si trasforma quasi per un episodio involontario, in un serial killer spietato sul libro contabile della mafia newyorchese di derivazione siciliana.
Tutti questi personaggi primari, insieme a una cascata di comparse, si muovono nell’oscuro e feroce mondo del narcotraffico messicano. Una guerra che coinvolge sicari senza scrupoli, politicanti (manco a dirlo) corrotti, la DEA, la CIA, l’FBI in bella mostra, e la mafia con i suoi inganni e le sue vendette senza filtro.
Don Winslow confeziona una storia intensa ed esplosiva, in tutti i sensi, lungo un arco temporale che attraversa gli anni Ottanta e Novanta, infarcendo l’impianto narrativo di colte citazioni sulla situazione politica del periodo: le rivolte in Chiapas, il conflitto in Nicaragua, i molteplici focolai di guerriglia pronti a scatenarsi in America Latina. In questa overdose di violenza non c’è spazio per l’innocenza e la compassione. Tutti sono in pericolo, bambini compresi. La demoniaca crudeltà degli uomini incede imperterrita tra sparatorie e agguati, forte di una millenaria tradizione che ha fatto proseliti in tutti i continenti. C’è tanta roba per gli amanti del genere. Buona lettura.