di Enea Rotella
Efesto
Nella mitologia si narra che l’inferno avesse molte porte, una delle più grandi e temute era il vulcano Etna. Le sue storie sono state raccontate da contadini, pastori e viandanti, storie che si sono tramandate fino ad oggi. Intorno a questo vulcano si sono intrecciati amori, intrighi, lotte di potere e uomini condannati all’esilio. Nell’Iliade si narra di Efesto, figlio di Era e Zeus, nato deforme fu lanciato dalla madre giù dall’Olimpo perché il più brutto tra gli dèi. Il neonato cadde nel mare, fu trovato da Eurinome e Teti, due ninfe che lo accudirono come se fosse il loro figlio. Vissero protetti dalle mura di una grotta sottomarina. Gli anni passarono inesorabilmente uno dopo l’altro e fin da piccolo, Efesto imparò l’antica arte della lavorazione dei metalli. Costruì nelle viscere dell’Etna la sua officina e fu aiutato dai Ciclopi nei suoi lavori. Le voci di questo bimbo diventato uomo e abile nell’artigianato giunsero fin sul Monte Olimpo ed Era, lo invitò ad un banchetto riconciliatore. Durante quella giornata di festa però Zeus litigò con Efesto, preso dall’ira con forza immane lo rigettò sulla Terra. A differenza della prima volta, non cadde in mare ma sul suolo, provocandogli la frattura delle gambe. Passarono i giorni e dentro Efesto la rabbia lasciò il posto alla vendetta. Costruì per la madre un trono d’oro. Era bello, scintillante, degno di una regina, degno di una dea. Lo regalò alla madre ma appena si sedette fu imprigionata. La vendetta si era consumata. Le urla, i lamenti della donna giunsero all’orecchio degli altri dèi che implorarono all’abile artigiano di liberarla. Lui accettò a patto che gli fosse acconsentito una sposa, la più bella. Gli dèi l’accontentarono e la prescelta fu Afrodite: dea della bellezza e dell’amore. Ma come molti dei matrimoni combinati, ben presto nella donna iniziò a serpeggiare il dissenso, che si tramutò in amore per Ares, dio della guerra. Le voci di questo amore clandestino giunsero inesorabilmente all’orecchio di Efesto. Ancora una volta cadde nell’oblio. Ancora una volta decise che la strada migliore sarebbe stata quella della vendetta. Utilizzò tutte le sue abilità artigianali fin quando un giorno, riuscì a terminare la costruzione di una rete che posizionò sul letto dei due amanti. Afrodite ed Aeres ignari di cosa gli sarebbe accaduto, ci si coricarono facendo scattare la trappola. Nudi sul letto iniziarono ad urlare, gli altri dèi accorsero e li videro. La vendetta di Efesto e l’umiliazione che impartì ai due si completò. Ancora una volta. Disgustato dal ripudio dei genitori per via della sua bruttezza, dagli intrighi di potere, da questi amori clandestini, Efesto decise di abbandonare per sempre il Monte Olimpo per varcare la soglia della porta dell’inferno, tra le più grandi, tra le più temibili: l’Etna. L’unico luogo che fin dal principio lo accolse e che lui considerò casa fino alla fine dei suoi giorni.