Utriusque Siciliae

L’8 dicembre 1816 nasce il Regno delle Due Sicilie

di Ulderico Nisticò

Una delle questioni più intricate della storia meridionale è il nome dello Stato; tanto che, nel XVI secolo, se la cavarono, come il Machiavelli, con il generico “Reame”, senza indicazioni. È utile, dunque, dipanare la matassa, prendendola da lontano; e per sintesi, a beneficio del lettore non specialista.

  • Nel X secolo, l’Impero Romano d’Oriente chiamava Catepanato d’Italia i suoi domini, distinti in themata: d’Italia o Langobardia [Minor], la Puglia; Basilicata; Calabria. I Principati longobardi prendevano nome dalle capitali: Benevento; Salerno; Capua. Le città tirreniche sono le attuali Gaeta; Napoli; Sorrento; Amalfi.
  • Nel 1130, Ruggero II s’incoronò “rex Siciliae et Ducatus Apuliae et Principatus Capuae”. Per brevità, i suoi successori normanni, svevi e angioini vennero detti “re di Sicilia”. Si parla perciò di “Scuola siciliana” a proposito della poesia della corte di Federico II.
  • Nel 1282, l’isola di Sicilia si ribellò a Carlo I d’Angiò, chiamando a regnare Pietro d’Aragona, genero di La Guerra del Vespro si concluse venti anni dopo con un compromesso: Carlo II d’Angiò mantenne il titolo di re di Sicilia, mentre l’isola restò a Federico [III] d’Aragona, con il titolo di re di Trinacria.
  • A parte l’VIII del Paradiso, Trinacria non venne usata e i Regni, con due re, si chiamarono entrambi Sicilia; ultra Pharum, l’isola; citra Pharum, il continente.
  • Nel 1442, Alfonso V di Aragona e Sicilia isola, divenne anche re di Sicilia continente. Si disse perciò “rex utriusque Siciliae”, e qui urge una precisazione offerta dal latino: utriusque Siciliae significa “di entrambe le Sicilie”, non due! Alfonso si trasferì a Napoli come principe italiano, lasciando Aragona, Barcellona, Sardegna e Sicilia isola al fratello Giovanni; che ereditò quegli Stati alla morte di Alfonso; il continente veniva a Ferdinando (Ferrante) I, detto comunemente re di Napoli; i pretendenti angioini Renato e Giovanni si facevano chiamare, in esilio, re di Sicilia.
  • Nel 1503 Ferdinando VII d’Aragona conquistò Napoli, governando, lui i suoi successori Asburgo, per mezzo di viceré di Napoli; come governava Palermo per mezzo di viceré di Sicilia.
  • Diverse sono le istituzioni. La Sicilia è un’irrequieta confederazione di re, feudatari, ecclesiastici e città; Napoli è centralista, a seguito della fattiva collaborazione tra viceré e giurisprudenza napoletana.
  • Nel 1734 Carlo di Borbone diviene re di Napoli e re di Sicilia, sempre separati. Nel 1759 gli successe il figlio come Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia.
  • Nel 1806, Napoleone creò il fratello Giuseppe re di Napoli, ma mirando, sia pure invano, all’isola, lo intitolò, e così Gioacchino Murat, re delle Due Sicilie; traduzione errata ma politicamente significativa di “utriusque Siciliae”.
  • Nel 1812 – state bene attenti qui – la Sicilia isola si diede una costituzione di modello britannico.
  • Nel 1814 Murat si alleò con Austria e Gran Bretagna, e fu ammesso al Congresso di Vienna. Poi mosse guerra all’Austria; sconfitto il 30 maggio 1815 a Tolentino, riparò in Francia; tornò, in circostanze poco chiare, e morì fucilato a Pizzo il 13 ottobre.
  • Intanto Ferdinando, tornato a Napoli, strinse la Convenzione di Casalanza con i murattiani, riconoscendo loro titoli e privilegi, e le terre; e venendo riconosciuto da loro nelle stesse condizioni del 1806, cioè di sovrano assoluto.
  • Del resto, la costituzione “di Baiona” concessa da Giuseppe e ribadita da Gioacchino era rimasta chiffon de papier, e chi la richiese finì fucilato. Chiacchiere e processi.
  • Insomma, Ferdinando si trovava re assoluto a Napoli e re costituzionale a Palermo, situazione davvero impossibile da mantenere. L’unico modo che aveva per abrogare la Costituzione siciliana era abrogare l’intero Regno di Sicilia.
  • L’ostacolo poteva essere la presenza britannica, determinante negli anni della guerra. Ma Londra si accordò con Vienna, e, in cambio del possesso di Malta, rinunciò all’influenza politica sulla Sicilia, mantenendo gli interessi economici sugli zolfi, i vini e prodotti di qualità.
  • L’8 dicembre 1816 venne proclamato il Regno delle Due Sicilie, unitario, centralista e con capitale Napoli. Fu la prima annessione del XX secolo, e così venne sentita dai Siciliani.
  • A loro doveva restare la scarna consolazione del nome, evidentemente vana, come mostreranno le insurrezioni del 1820-1, 1848-9, 1860.
  • Non dimentichiamo però, a Borbone caduti, il 1866, i Fasci e l’indipendentismo del 1945-1946; e lo Statuto del 1946, firmato da Umberto, che se fosse  preso sul serio e non solo per spiccioli comodi e assistenzialismo corruttevole, farebbe della Sicilia quasi uno Stato federato con l’Italia. Fortuna che non l’ha mai letto nessuno!
  • Torniamo alla data, che venne scelta per ragioni religiose: la festa della Madonna Immacolata. Il dogma, come si sa, è ufficiale solo nel 1854, ma la venerazione era molto antica, permessa dalla Chiesa (la formula era il divieto di negarla!), e diffusa nell’orbe cattolico. Nel 1719, l’Immacolata era stata proclamata patrona di Sicilia; e Carlo, divenuto Carlo III delle Spagne, aggiunse l’Immacolata ai patroni spagnoli. Ferdinando, ancora invano, sperava di ottenere il consenso, oltre che del Cielo, della Sicilia.

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