di Salvatore Scalise – esperto in scienze politiche
PRAGA 1968: UNA BREVE PRIMAVERA
«…da Stettino nel Baltico a Trieste nell’Adriatico una cortina di ferro è scesa attraverso il continente. Dietro quella linea giacciono tutte le capitali dei vecchi Stati dell’Europa Centrale ed Orientale. Varsavia, Berlino, Praga, Vienna, Budapest, Belgrado, Bucarest e Sofia; tutte queste famose città e le popolazioni attorno ad esse, giacciono in quella che devo chiamare sfera sovietica, e sono tutte soggette, in un modo o nell’altro, non solo all’influenza sovietica ma anche a una altissima e in alcuni casi crescente forma di controllo da Mosca». Questo è un estratto del discorso tenuto il 5 marzo 1946 da Winston Churchill al Westminster College di Fulton nel Missouri con cui si anticipava una divisione in blocchi dell’Europa e l’inizio di quella che il giornalista americano Walter Lippmann avrebbe definito guerra fredda, con un fronte occidentale schierato nella difesa delle prerogative della democrazia liberale e un fronte orientale attestato nelle difesa dell’ideologia comunista di stampo sovietico. La divisione dei due fronti seguiva, più o meno, lo schema che si era cristallizzato con le avanzate degli eserciti sovietico e anglo-americano in Europa: in pratica le nazioni occupate o liberate avrebbero seguito l’ideologia delle truppe appartenenti alla nazione liberatrice o occupante così come concordato tra gli Alleati in varie riunioni, in modo particolare in quella di Jalta nel 1945. E così avvenne. Tra il 1946 e 1947 in tutte le nazioni in cui erano presenti le truppe dell’Armata Rossa le elezioni politiche che si svolsero sancirono l’affermarsi di formazioni comuniste vicine all’Unione Sovietica di Stalin…………