Intervista a Teresa Murgida

di Vittorio Pio


E’ stato un anno molto importante per “Il filo quotidiano” (Compact Edizioni), prima raccolta in versi di Maria Teresa Murgida, autrice catanzarese che dopo l’affermazione al concorso “Metropoli in versi”, dedicato al tema delle città e dei luoghi del vivere, ideato e promosso da Phoenix Associazione Culturale, in collabor
azione con Upter Roma, Teatrocittà e Periodico Italiano Magazine, ha visto la pubblicazione di molti testi inediti su diverse riviste e testate di poesia, oltre al podio conseguito al concorso internazionale “Le Ragunanze”. Due anni di componimenti e versi, condensate in queste parole vivide di quella melodia che trae origine dai sentimenti profondi che le scolpiscono. Liriche vive e palpitanti, nell’oggettiva capacità di sapere esplorare ed interpretare la complessa realtà femminile e gli elementi della natura in un unico slancio d’amore. “Ne sono legittimamente orgogliosa- ribadisce l’autrice che sta preparando il seguito per la primavera inoltrata- appena mi è stato consegnato il libro mi sono sentita responsabile, un po’ come quando accompagni un figlio all’asilo per la prima volta e sai già che inizierà a camminare anche senza di te.”

Quando hai iniziato a scrivere e cosa ti ha spinto a farlo?

Scrivo praticamente da sempre. Ci sono stati lunghi periodi di pausa, quando sono nati i miei figli per esempio. Ero

 in una specie di letargo, ma con un occhio aperto, rivolto ai fogli bianchi che mi aspettavano e che sapevo di non poter trascurare.

Chi è un poeta per te? C’è una differenza fra questo e uno scrittore?

Il poeta è uno scrittore e, come tale, coglie le sfaccettature nascoste del quotidiano, 

dei sentimenti, del bello e del brutto che lo circondano.

Da quale figura artistica hai tratto la tua maggiore ispirazione?


Dal punto di vista letterario le ispirazioni che mi hanno caratterizzato sono diverse: da Emily Dickinson a Erri De Luca, passando per Chandra Livia Candiani e Mariangela Gualtieri. Ma la mia icona è da sempre Frida Kahlo, la pittrice e pasionaria messicana che ha saputo trasformare la sua sofferenza in arte, sebbene sia rimasta sconosciuta per lungo tempo al grande pubblico , perchè oscurata dal più celebre marito Diego Rivera, un pittore muralista con il quale ebbe una tormentata per quanto feconda relazione.

Gli elementi della natura sono spesso presenti nelle tue poesie, potresti riassumerne il significato\importanza nei tuoi componimenti?

Tutto ruota intorno alla natura, alla terra, ai semi. Spesso mi piace paragonare la poesia ad un seme che ha bisogno di attenzione e di cure. Solo attraverso la cura, che io intendo come un reciproco dono, si avrà un germoglio. Mi sento in uno stato di eterna devozione per i cieli e la terra che ci accolgono e contengono.

Non sono tempi facili questi, cosa pensano le persone mediamente secondo te dei poeti, della scrittura e della cultura?


In questo periodo storico dove tutto o quasi vacilla, la poesia, intesa come forma d’arte, rappresenta uno spiraglio di luce. Oggi, rispetto a non molti anni fa, la p
oesia ha un impatto più immediato e molto meno letargico. Questo si deve sopratutto ai social che vedono un gran numero di giovanissimi appassionati di versi e che hanno visto nascere poeti di fama mondiale: basta pensare a Rupi Kaur o Franco Arminio.

A chi devi un ringraziamento per questa tua opera prima?

La persona che più di altre devo ringraziare è sicuramente la poetessa Michela Zanarella, che ha curato la prefazione della raccolta e che mi ha sempre incoraggiata a trovare il mio battito.

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