Transilvania

Foreste, nebbia, castelli e mulini a vento

di Doina Ene

Il nome Transilvania evoca immediatamente nel grande pubblico gli echi della letteratura ottocentesca di una regione remota e misteriosa, avvolta in atmosfere gotiche, popolate di montagne impervie, castelli arroccati su guglie inaccessibili, nebbie, personaggi inquietanti e crudeli, carnefici di un popolo succube e superstizioso.

Oggi, visitare questa splendida regione, è sicuramente molto più agevole anche se le vie di comunicazione sono ancora in fase di sviluppo e i flussi turistici stanno anno dopo anno prendendo corpo senza tuttavia riuscire a congestionare i luoghi.

Questo luogo offre al viaggiatore attento l’opportunità di respirare atmosfere autentiche di una vita contadina ormai perduta in occidente. Uno sviluppo lento e non tumultuoso ha preservato molte località dall’assalto della modernità e ha conservato la memoria di un genius loci ancora riconoscibile. Stiamo ovviamente parlando dei piccoli centri che punteggiano l’intera regione occupandone le aree più remote e improbabili. I centri più grandi hanno dovuto necessariamente fare i conti con l’espansione demografica, tuttavia i centri storici regalano ancora scorci suggestivi e atmosfere esotiche.

La Transilvania, dal latino trans silva, oltre la foresta, è costituita da un vasto altipiano al di là dei Carpazi ed è delimitata ad ovest dai monti Apuseni, molto boschivi, e dalla città di Deva, a est da Brasov, a nord da Bistrita e a sud da Sibiu. Proprio quest’ultima località, Capitale Europea della Cultura nel 2007, è, insieme a Brasov, il centro più rappresentativo della regione. Non si deve tuttavia trascurare l’importanza anche di altre località, quali Cluj, Alba Iulia e Sighisoara, città natale del Conte Vlad Tsepes noto con l’appellativo di Dracula. Tutti presentano attrattive degne di nota e vantano una antichissima storia e tradizione. Quasi tutte, infatti, sono legate dall’essere state prima castrum e poi città romane; hanno poi costituito in epoca medioevale e moderna i capisaldi della Transilvania, regione al confine orientale d’Europa, ponte tra occidente e oriente.

Proprio questa collocazione geografica ha originato il mito neogotico di castelli maledetti e vallate oscure, di foreste impenetrabili e maledette. Infatti la catena montuosa dei Carpazi, a sud e a est dell’altopiano, costituisce la barriera naturale all’accessibilità della regione per chi proviene da meridione. Quindi il controllo delle sue vallate e dei passi è stato da sempre strategico per respingere le invasioni provenienti dall’Impero ottomano in primis. La regione ha infatti costituito con le sue fortezze e i suoi signori il baluardo cristiano contro le invasioni musulmane. Le vallate dell’Olt, dell’Arges e del Dambovita sono presidiate ancora dalle strutture difensive delle quali il castello di Bran, alle porte di Brasov, è la più nota per essere stata associata alla figura del Conte Dracula. In realtà questo presidio non ha avuto mai niente a che fare col famigerato personaggio, ma piuttosto l’inaccessibile fortezza di Poenari lungo la strettissima valle dell’Arges. Qui, in alto su di un costone roccioso, la fortezza domina la valle come un falco e la zona, tutt’oggi popolata da numerosi orsi che a volte impediscono con la loro presenza la visita al sito, restituiscono vivida l’impressione di epoche lontane e cupe. Proseguendo lungo questa direttrice di accesso centrale, si può avere il privilegio di percorrere la famosa strada chiamata transfagarasan che collega Curte de Arges a sud con la zona tra Sibiu e Fagaras verso nord al di la dei Carpazi, transitando per lo spettacolare passo montano posto a ben 2000 metri di quota. Qui un ghiacciaio perenne accoglie i viaggiatori e una interminabile serie di serpentine, celebrata recentemente anche dalla famosa trasmissione televisiva Top Gear, conduce fino a fondo valle dove finalmente ci attende la Transilvania.

Come già accennato la regione è piuttosto vasta e ospita numerose località di villeggiatura molto note in Romania e nei paesi confinanti: Poiana Brasov, Busteni e Sinaia sono ad esempio alcune delle stazioni invernali più note che permettono l’accesso alle piste da sci e alle vette più importanti quali il Bucegi. Ma la Transilvania in realtà è una terra dolcissima, modellata in colline sinuose e vallate amene molto luminose. La presenza di boschi punteggia tutto il territorio e si alterna ad ampi pascoli. Nelle vallate, anche le più remote, si nascondono imprevedibili villaggi immersi in un mondo bucolico e lontano nel tempo, come ad esempio il paesino di Sibiel patria delle icone dipinte su vetro. Curiosa la tradizione di questi manufatti frutto di una religiosità autentica da parte dei contadini e dei pastori che si sono cimentati in un’attività artigianale originale e unica che si può ammirare in un piccolo museo.

Caratteristica poi di questa regione è la storica presenza della comunità Sassone che nei secoli dal XII al XVI ha contribuito a caratterizzare il territorio con le cosddette chiese fortificate: luoghi di culto attorno ai quali si organizzava la difesa dei nuclei abitati al riparo di mura. Queste presenze caratterizzano tutto il territorio con vere e proprie perle di arte alcune delle quali riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Le più note sono, ad est Viscri, restaurata con l’aiuto del principe Charles di Inghilterra che ha acquistato delle proprietà nella zona; nelle vicinanze di Sighisoara si trovano Valea Vilor e Biertan; Prejmer nelle vicinanze di Brasov. Ma sono decine questi gioielli incastonati in paesaggi immersi nel silenzio: alcuni di essi sembrano emergere da un passato fantastico e struggente come Alma VII (Almen), a sud della cittadina di Medias. Ognuno di essi poi porta anche il nome tedesco: così Sibiu era Hermannstadt, Sighisoara originariamente Schassburg, Alba Iulia chiamata Karlsburg, Brasov Kronstadt. Tutt’oggi la comunità Sassone è presente sul territorio ma ormai in numero fortemente ridotto rispetto al passato, dato che la maggioranza ha approfittato della ritrovata libertà del dopo Caucescu per ritornare in Germania.

Anche i centri maggiori, come anticipato, hanno storie importanti come Alba Iulia con la sua stupenda fortezza rinascimentale ideata dall’italiano Giovanni Morando Visconti nel XVII secolo. Sibiu con i suoi quartieri medioevali, i tetti dalle finestre a “occhio di gatto”, la cattedrale evangelica, le sue piazze Mare e Mica, il ponte delle bugie, il prestigioso palazzo Brukenthal, fondato nel XVIII secolo dal celebre governatore della regione, allora parte dell’impero asburgico, ed oggi sede di uno dei più importanti musei della Romania con una pinacoteca che ospita opere di Tiziano, Antonello da Messina, Van Eyck, Bruegel ed altri grandi maestri. Sempre a Sibiu è poi presente il Museo etnologico ASTRA, che merita una visita per le splendide ricostruzioni al vero della tradizione contadina di tutti i distretti della Romania, ambientata in un paesaggio magnifico che lascerà incantato anche il visitatore più distratto: intere fattorie, mulini a vento, case di ogni foggia e colore, insieme a mercatini di prodotti della terra e dell’artigianato locale e ristoranti tipici, il teatro in riva al lago, il tutto incorniciato da un lussureggiante bosco.

Sighisoara ancora circondata dalle sue mura punteggiate di torri, la scala coperta e la casa dove nacque nel 1431 Vlad III di Valacchia, il famoso Conte Dracula. Una curiosità: alcuni ritengono di individuare Vlad Tsepes nell’affresco dei Re Magi di Gentile da Fabriano nella cappella del Palazzo Medici Riccardi a Firenze, come testimonianza del fatto che fosse al tempo una personalità riconosciuta anche al di fuori della Transilvania.

Brasov con la sua cattedrale evangelica detta la Chiesa Nera, le fortificazioni e la piazza Sfatului. Nei suoi dintorni Poiana Brasov, splendido altopiano molto frequentato durante l’inverno, Sinaia con la residenza reale del Palazzo Peles costruito da Carlo I di Romania in stile neorinascimentale tedesco nel 1873.

Anche la cucina della regione offre molti piatti gustosi a base di carne, ma anche di verdura e ortaggi, senza dimenticare l’onnipresente polenta accompagnata da latticini, e per finire i sontuosi papanasi, bomboloni fritti con marmellata di amarene. Vini rossi e bianchi accompagnano i pasti insieme alla zuica, la tipica grappa a base di prugne.

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