Teatro – Dizionario daltonico di una DIVA, ottava parte

francesca romana tiddi

*di Francesca Romana Tiddi*

R – A ROTA CON ROTA, ANCHE A RIGA

Colonna sonora di tantissimi film cult, capolavori di un’epoca, le musiche di Nino Rota sembrano arrivare dritte al cuore del pubblico, pur racchiudendo una straordinaria complessità ritmica, armonica e stilistica che le rende di gran lunga superiori a qualsiasi prodotto musicale contemporaneo meramente “commerciale”. In sostanza musica popolare, poiché in grado di comunicare emotivamente al pubblico di massa, ma dotata di un raffinatissimo sottotesto godibile da una più ristretta elite di ascoltatori esperti: né più né meno questo, il segreto del successo dei più grandi in assoluto, da Verdi a Puccini, da Rota a Morricone. Musiche come “Brucia la terra”, gioiello del “Il Padrino”, o “Ai giochi addio” squisita espressione dell’innocenza rubata in Giulietta e Romeo, anche a chi non le conosce entrano in testa come echi di qualcosa di ancestrale, esperienze già vissute, paure condivise, drammi di vita quotidiana più o meno superati, tradotti in sequenze di note. E che “sequenze”. Un repertorio meraviglioso, messo su in quattro mesi grazie ai Maestri Marcello Rota e Fabrizio Francia (per gli arrangiamenti orchestrali) e alla nostra Rossella che cura le armonie vocali e riscrive alcuni testi riadattandoli per il primo concerto, riservato in esclusiva all’importante palco del Teatro Filarmonico di Verona.

siberia

Il primo di una serie di successi sinfonico vocali che sono poi approdati presso la O2 di Londra, la Smetana di Praga, il Sava Center di Belgrado, la piazza del Cremlino di Mosca ed il Teatro dell’Opera di Riga. La capitale della Lettonia ha il fascino delle citta’ mitteleuropee con il valore aggiunto del Mar Baltico: i quartieri caratteristici con le locande in legno, gli edifici Art Nouveau, la zona dei locali colorati giu’al porto, incorniciano il cuore prettamente medievale della citta’. Felici di por- tare fin qui la musica e gli autori italiani particolarmente apprezzati anche dall’Ambasciatore, che dopo il concerto ci invita ad una sorta di cocktail in un salone di specchi e cristalli presso il Teatro stesso. Quello che non sa l’Ambasciatore e’ che un soprano dopo la performance sarebbe in grado di sbranare un bue: cominciano invece a sfilare camerieri serissimi con vassoi di tartine, colme di ogni prelibatezza ittica del Mar del nord. Con Claudia facciamo un rapido calcolo di quante dozzine ce ne serviranno per sfamarci e ci schieriamo in punti strategici della sala per essere sicure di incrociare piu’ vassoi possibile. Per la serie: anche le dive mangiano, e non poco.

S – SIBERIAN TOILETS

Il Grande Freddo, il Bianco Assoluto. “Tanto e’ un freddo secco” la rassicurazione statisticamente piu’ usata da parenti e amici prima della partenza, che vai poi a descrivergli la sensazione di un naso che sembra ti si stacchi ad ogni passo. I primi ricordi come flash perfetti quando penso alla Sibera sono lo sguardo che si perde nel bianco, la sensazione di non aver mai visto nulla di tanto sconfinato e candido, e la babushka che vende pigne colorate all’ingresso di folkloristiche toilettes alternative. Ma andiamo con ordine: la Russia e’ ormai una bellissima consuetudine per noi, quando ci chiedono di allungare un po’ la permanenza per un paio di concerti in piu’ e l’organizzazione si occupera’ del trasferimento in confortevoli minivan privati dopo il volo per Krasnoyarsk. Nessun problema (e pensi ad una distanza tipo Roma – Firenze). Le ultime venues delle nostre performances si trovano piu’ o meno a 500 km di distanza l’una dall’altra, ma sono 500km di deserto siberiano, traducibili in: tempeste di neve, guida a 30 km orari con visibilita’ zero (gli autisti secondo me sono dotati dello stesso modello di radar dei pipistrelli), niente soste in autogrill per caffe’ e cornetto, ma soprattutto, se ci scappa la pipi’ che ci inventiamo?

siberian toilettes

Chi vivra’ vedra’, e si parte.

Il tepore in macchina, i sedili riscaldati, la guida sicura di autisti esperti ed evidentemente molto abituati al peggio delle condizioni metereologiche (proprio come a Roma quando fa due gocce di pioggia…), rendono la traversata molto piacevole e ci consentono di lanciare lo sguardo davvero oltre, verso un altrove spettacolare e rarefatto che sembra sopire qualsiasi pensiero. Ma presto il primo allarme “sosta tecnica”: all’improvviso dal bianco spunta una casupola di legno, bassa, pericolante, ma pare tenga un minimo la neve (almeno per le prossime due ore). Al suo ingresso la suddetta babushka, che apprezzerebbe un’offerta per le sue pigne colorate. Ora, l’offerta gliela facciamo con tutto il cuore, ma vorremmo anche portarcela via nelle macchine riscaldate, perche’ lasciarla li’ ci prende davvero male. Comunque prima esperienza di toilette da non ripetere: per riacquistare la sensibilita’ agli arti inferiori congelati ci vuole un’oretta. Per la prossima bisogna organizzarsi meglio. Dopo tre ore siamo di nuovo da capo. Scorgiamo da lontano una specie di albergo e preghiamo le nostre gentili guide di fare una deviazione per portarci in un bagno in muratura. Veniamo accontentate ed entriamo in una hall rosa fucsia, con piante grasse dalle forme fallliche. In pochi attimi ci e’ abbastanza chiara la situazione: paghiamo una stanza, ci alterniamo nel bagnetto verde acido, ma finalmente calduccio, e torniamo di corsa dai nostri autisti.

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