Una poetica illuminante. A tu per tu con Luigi Bianco.

di Luigi Polillo

 

Qualsiasi processo vitale ha la sua durata, anche se ciò non avviene per la dimensione dell’Arte; difatti essa conduce illimitatamente in una sfera estranea alla realtà, costituita da una falsa consapevolezza e da una verità spirituale. Una delle domande esistenziali più complesse è: Cos’è la verità? Credo non ci sia una risposta esaustiva. Ci si potrebbe soffermare sul concetto di attenzione, espresso da una grande donna del nostro tempo, la filosofa e scrittrice Simone Weil, la quale nei suoi scritti afferma che “l’attenzione è la forma più rara e più pura della generosità; dunque, una pratica attraverso la quale si raccolgono i frutti più profondi della nostra umanità. L’attenzione serve a guarire i nostri difetti molto più della volontà, ed è il mezzo per trasformarci. È  proprio essa che mi conduce ad approfondire l’aspetto inconscio di uno degli uomini più profondi dello scenario culturale del nostro tempo: parlo di Luigi Bianco.

Nato nel 1938 a Montemarzo d’Asti, vissuto a Genova e a Milano, inizia il suo percorso nel mondo del giornalismo, lavorando per diverse case editrici come la Rizzoli. Nel 1979, per scelte personali, egli abbandona la professione di giornalista, non volendo più dipendere da padroni, e si dedica con forza all’arte e alla poesia, facendo grandi rinunce. Ha fondato diverse associazioni culturali tra le quali, nei primi anni ’60, L’ARCA (Genova), dove crea momenti d’interazione e confronto tra i giovani del centro di Genova e i giovani operai della periferia; e, nei primi anni ‘80, OPEN ART (1980-85), uno spazio espositivo al centro di Milano che vede la presenza costante e passionale di una grande intellettuale e poetessa italiana, Alda Merini, ed ancora la cantante Dori Ghezzi, legata sentimentalmente al cantautore Fabrizio De André, e molti altri; un luogo dunque di scambio culturale e spirituale.

Il suo impegno continua attraverso il percorso artistico multimediale “Aspettando Pasolini”, unica manifestazione ufficiale a dieci anni dalla scomparsa del poeta–corsaro; ed ancora OSAON (Milano), un ampio e suggestivo spazio di sperimentazione di arte, performance, video, teatro, musica, poesia e danza; un vero e proprio movimento fondato da importanti artisti e poeti (Flavio Piras – Mario De Leo – Max Marra – Nicola Frangione ecc.), di cui Bianco era presidente. Nel corso degli anni fonda e dirige quattro riviste di cultura: Open art, Osaon, Harta e I Mendicanti; riviste divulgate come dono, sotto forma di utopico desiderio di cultura.

Attratto dal territorio calabro, nel 1994 si trasferisce a Squillace. Questa sua scelta di trasferirsi dal nord al sud non è un’esigenza materiale, bensì esistenziale, data da un’elevazione trascendentale. Tra il 1997 e il 2006, si dedica ininterrottamente a realizzazioni di performance, video, concerti di poesia e percorsi artistici-culturali, supportato tecnicamente da Antonio Froio e Carmela Samà; incentra così tutti i suoi lavori, principalmente, sul concetto di uomini e poeti liberi dalla schiavitù, e sulla valenza arcaica del territorio d’adozione. Numerose sono state le collaborazioni con artisti e operatori culturali, maggiormente nel territorio catanzarese e reggino, prendendo parte a diversi eventi artistici; tra i tanti ricordiamo L’età dell’oro, evento rivolto a riscoprire la cultura dell’era bizantina in Calabria,  e Le strade della poesia a Taverna (CZ). I suoi interventi artistici, poetici e teatrali, si basano sulla sperimentazione. Con irruenza dà sfogo ad esigenze corporali. Per lui, infatti, la performance, è verità che deriva da impulsi del corpo; egli stesso vive un’esperienza catartica carnale e non concettuale. Trovare il coraggio di credere nei propri sogni significa non accontentarsi dei propri limiti, e di limiti, Bianco, non se ne è mai posti. Tuttora, all’età di 82 anni, continua a diffondere la sua arte ed il suo inarrestabile spirito, eremita amodale, il suo animo sensibile continua a tramandare, attraverso i suoi versi, un’illuminante poetica di vita.

“…La luce che apre ancora i miei occhi solitari per un’ultima fuga di bellezza e curiosità”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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