Lucio Parrillo, una storia di “copertina”
Lucio Parrillo è un brillante esempio di “calabrese extramoenia”, una storia di successo realizzata al di fuori della Calabria.
Nato nel 1974 a Catanzaro, dove è cresciuto e si è formato artisticamente soprattutto grazie all’humus culturale alimentato dal papà, scultore e scenografo, si trasferisce a Firenze dove tuttora vive. Parrillo è uno dei più importanti illustratori del panorama artistico italiano, assai apprezzato e ricercato all’estero.
Si definisce illustratore-pittore giacché la sua espressività abbraccia tanto il disegno quanto la pittura, e nello specifico “copertinista” in quanto è questo il settore in cui maggiormente esprime il suo talento.
In oltre vent’anni ha esposto nelle principali rassegne internazionali dedicate all’illustrazione: San Diego, New York, Essen, Erlangen, Angoulême, Roma, Lucca. Collabora con le più prestigiose case editrici del comics e del cinema, ma anche di libri, videogiochi, giochi di ruolo. Sono davvero numerose le sue copertine – famose quelle degli storici Scorpio e Lanciostory – riconoscibili per l’originale stile pittorico che lo contraddistingue e che lo ha reso famoso nel mondo.
- Sappiamo che hai respirato arte sin da bambino, essendo tuo padre un artista. Ma com’è che sei diventato fumettista?
Mio padre è stato fondamentale nella mia formazione artistica. Lui si è sempre dedicato alla scultura, alla pittura ed alla scenografia e insegnava a Liceo Artistico, scuola che anch’io ho frequentato. Mi ha fornito da subito le basi del disegno, le tecniche, il chiaroscuro, le nozioni di anatomia, per cui sin da bambino mi è venuto spontaneo approcciarmi al disegno. Per quanto riguarda il colore, invece, mi sono “sbloccato” da solo dopo i vent’anni, seguendo un mio percorso indipendente da autodidatta: mio padre infatti ha sempre dipinto ad olio, mentre io prediligevo l’acrilico, le matite, lo spray; ho fatto sempre murales, graffiti, street-art, quindi tutto un altro stile.
Da questo momento ho iniziato a dedicarmi alle tecniche di illustrazione. Ma più che fumettista mi definirei pittore-illustratore. Infatti, in oltre vent’anni di attività, ho realizzato più che altro copertine rispetto alle tavole interne. Sì, nell’ambito del comics ho fatto un bel po’ di lavori, soprattutto per la Francia, la Germania e gli Stati Uniti; ma essenzialmente mi sono dedicato e mi dedico alle copertine, così come illustrazioni per videogiochi, giochi di ruolo, giochi da tavolo, per case editrici.
In questi ultimi anni mi sono spostato molto di più sulla pittura piuttosto che sui fumetti perché mi sto appassionando alla pittura ad olio, quindi mi sono avvicinato alle tecniche di mio padre: continuo certamente a fare il mio lavoro, realizzando copertine per libri, illustrazioni per il cinema e per i videogiochi, ma utilizzo le tecniche della pittura ad olio. Sto mettendo insieme la fine art con le tecniche e i soggetti moderni, insomma un misto tra passato e presente.
- Rispetto al lavoro che fai, lasciare la propria terra è stata una scelta libera o dovuta?
Quando ho iniziato sono stato costretto, mio malgrado, a lasciare la mia terra perché non c’erano scuole, sbocchi di lavoro. Oggi è tutto diverso, intanto perché c’è un’evoluzione enorme di scuole di comics; e poi è più facile spostarsi per fare workshop ed esperienze, senza dimenticare che ormai esistono molte scuole di settore che erogano corsi online e che consentono a chiunque di accedere alle tecniche della scuola giapponese o americana, stando comodamente a casa. Dunque, se oggi avessi sedici anni, potrei tranquillamente apprendere le tecniche del mestiere rimanendo in Calabria, davanti al bellissimo mare del golfo di Squillace, spostandomi di tanto in tanto presso lo studio di qualche artista a Firenze, o Londra, o New York.
- Ti dedichi solo alla fumettistica o subisci altre ispirazioni? E a proposito di ispirazioni, chi è il tuo mentore?
Ultimamente mi capita di dover frequentare la pittura classica, realizzare diverse illustrazioni per il mondo del cinema, ma anche tanti ritratti. Dunque, come si vede, mi piace variare e sono aperto a qualsiasi iniziativa riguardante il campo dell’arte, all’interno del quale è facile trovare ispirazioni. Le mie le trovo soprattutto nella pittura classica e in quella del Settecento e dell’Ottocento. Mi piace molto Antonio Ciseri, che ha operato a Firenze nella seconda metà dell’Ottocento, ma anche William Bouguereau, Jean-Léon Gérôme, Stefano Ussi, Francesco Hayez, uno dei più grandi della storia dell’arte: questi sono gli artisti che mi hanno sempre colpito e dato la voglia di migliorarmi e andare avanti. Ma devo dire che anche fra i moderni e i colleghi trovo molta ispirazione.
- Quanto si impiega a realizzare un fumetto?
I tempi sono variabili e dipendono dalle tavole e dal tipo di tecnica. In genere una tavola in bianco e nero, matita e china, viene fatta in due-tre giorni; per quanto riguarda la colorazione i tempi soggiacciono alla tecnica: oggi vengono colorate soprattutto in digitale e ciò garantisce tempi rapidi (tre tavole a settimana). Io, però, preferisco la colorazione tradizionale perché mi piace di più la pittura su carta.
- C’è un tuo disegno a cui sei particolarmente affezionato?
Non ce n’è uno in particolare, ma ce ne sono alcuni che ho a casa, incorniciati. Sono sempre molto critico con i miei lavori. Il più bello? Quello che farò fra cinque anni.
- Cosa ricordi dei tuoi anni catanzaresi? Ritorni spesso in Calabria? Ritieni che la terra di origine influisca in qualche misura, magari anche inconsapevolmente, nell’estro e nella capacità creativa?
Sono ricordi bellissimi. Sono cresciuto sul mare. E a Catanzaro ci torno sempre ben volentieri, per ritrovare la spontaneità di rapporti umani, di amicizie, il clima giusto, tutti elementi di rara reperibilità nelle grandi città.
Anche se i miei lavori appaiono dark, ritengo che la mia terra d’origine, e soprattutto il mare e il sole, influenzino i miei lavori e la mia creatività. Si tratta solo di un’apparente contraddizione: infatti quando penso alla Calabria immediatamente mi viene in mente l’immagine del mare e del sole e di cose belle; tuttavia non si possono tacere o nascondere gli aspetti più cupi che ancora si legano alla nostra regione, e che ne rallentano lo sviluppo. Forse sto filosofeggiando, ma se l’arte è mossa da ispirazioni allora credo che nelle mie opere si possano rintracciare entrambi gli aspetti qui menzionati.
- Cosa stai progettando in questo periodo e cosa vorresti ancora realizzare?
In questo momento sto lavorando per prestigiose case editrici come le americane Marvel e DC, per le quali sto realizzando copertine relative ai diversi personaggi di film come Spiderman, Avengers, Tanos, Capitan America, Batman. Sto facendo svariate altre cose per queste grosse case editrici e inoltre realizzo lavori commissionati da case editrici indipendenti, ma quasi tutte estere.
Ho un progetto iniziato tanti anni fa, molto personale. Vorrei diventasse un film, ma per ora non posso dire nulla perché, appunto, è solo un progetto.
Fabio Lagonia
Da pochi anni Lucio Parrillo ha aperto a Firenze un atelier-galleria d’arte. Si tratta di uno spazio dedito alla pittura, alla fine art, alla scultura, all’illustrazione, al mondo dei comics. Oltre alle sue opere, vi si espongono quelle di altri artisti. Inoltre si organizzano workshop, mostre, incontri e varie iniziative in cui presenziano artisti di fama mondiale. Stimolanti e interessanti risultano essere i corsi destinati a chiunque voglia approcciarsi a questo filone artistico, o affinarne e conoscerne le tecniche.
È un laboratorio in cui si apprende, si confrontano idee, si imparano le tecniche, ci si ispira, si viene a conoscenza di esperienze le più diverse provenienti da ogni angolo del mondo; e allo stesso tempo è uno spazio espositivo gradevole. Certamente un’iniziativa culturale degna di nota tanto per il semplice visitatore di passaggio quanto per lo studente e l’artista desideroso di frequentarlo per migliorare il proprio estro e le proprie conoscenze artistiche.
L’atelier si trova in Via dell’Amorino, 4, vicino alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella.
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