Nepal nel cuore

Disegnando tra i villaggi ed i templi nella valle di Kathmandu

di Marta Farina  –   www.martafarina.net

 

Il Nepal è per certo, assieme alla vicina magnifica India, il Paese che maggiormente porto nel cuore e quando sento una sorta di struggimento “da nostalgia asiatica” è a questo magico luogo del mondo che i miei pensieri vanno. Col Nepal ebbi un vero e proprio colpo di fulmine, una sorta di amore a prima vista: lo visitai dopo aver girato per lunghi mesi moltissimi altri Paesi asiatici ma fu solo in Nepal che mi sentii davvero in piena comunione con il luogo, con le sue atmosfere e soprattutto con la sua gente. La popolazione nepalese è in grandissima maggioranza composta da persone talmente gentili e rispettose da essere talvolta addirittura spiazzanti e spesso commoventi per l’accoglienza che sanno riservare agli stranieri. Il Nepal rurale, quello dei villaggi disseminati nella vasta vallata che accerchia la caotica e chiassosa capitale di Kathmandu, è un vero incanto per gli occhi e per lo spirito di chiunque abbia la felice sorte di poterlo osservare. Camminare per i sentieri in terra battuta e spostarsi a piedi di villaggio in villaggio senza fretta, impiegando anzi settimane intere per farlo è un privilegio che mi sono concessa più volte e che ancor oggi, a distanza di anni, mi fa sussultare al solo ricordo. Attraversare villaggi e sentieri della vallata attorno a Kathmandu è come fare un vero e proprio salto nel tempo: pare semplicemente di essere tornati indietro di secoli al solo osservare il metodo di aratura dei campi fatta ancora con l’aratro trascinato dai buoi, oppure mirando le donne che, mentre piantano il riso, se ne stanno immerse fino alle ginocchia nell’acqua fangosa e nonostante le scomodità e la fatica tra loro chiacchierano e talvolta addirittura gioiosamente cantano. In Nepal si respira un’aria di rara serenità e bellezza, di vera comunione tra gli uomini e la natura dai ritmi vitali e precisi. Di tanto in tanto, durante i miei lunghi vagabondaggi tra i sentieri, adoravo estrarre il mio taccuino dallo zaino al fine di tentare di incastonarvi qualche immagine di bellezza. In esso hanno trovato posto numerosi disegni, molto diversi tra loro: in uno vi appare un muro di mattoni rossi, così tipici di quelle vallate, affiancato ad un bianco tempietto hindu; in un altro si scorge una coppia di nepalesi che si stanno recando ad un matrimonio e nell’immagine la donna di spalle è completamente avvolta in un saree rosso, tipico colore da indossare durante le feste di matrimonio per le donne; in un altro disegno ancora ho ripreso il mezzo di trasporto più usato dalla gente del posto in città ovvero il rick-shaw a pedali, formato da una bicicletta e da un carretto posteriore per il trasporto dei passeggeri.

Chi cercherà nei miei disegni delle visioni da cartolina riguardanti il Nepal forse resterà un poco deluso: nei miei schizzi il Nepal che affiora non è quello dei grandi templi o degli enormi stupa buddisti, bensì il Nepal della quotidianità più semplice in cui protagonisti sono invece i mezzi di trasporto, le case di mattoni, i piccoli sacri tempietti disseminati nei sentieri, le venerate statue religiose e gli scorci urbani e rurali minori.

Namaste è la prima parola che si impara quando si mette piede in Nepal, la quale viene comunemente tradotta con la seguente frase: “Mi inchino al divino che è in te”. Quando la si pronuncia si congiungono le mani al petto,  proprio all’altezza del cuore, e si fa anche un lieve inchino in segno di rispetto verso colui al quale il saluto è indirizzato. Il detto “l’ospite è Dio” è molto diffuso sia in Nepal che in India e questa idea profondissima mi colpii sin da subito, appena ne venni a conoscenza: da allora cerco di farla anche mia e, invidiando ed imitando la saggezza dei nepalesi, cerco sempre di tenere fisso nella mia mente questo concetto. Pensare che esistano luoghi del mondo nei quali una credenza tanto nobile è largamente diffusa e praticata è rincuorante, vista l’innegabile scarsa propensione del mondo occidentale a considerare l’ospite e lo straniero come possibile “portatore di divinità”. Dal Nepal ho portato a casa una miriade di ricordi e visioni che ancora oggi arricchiscono il mio presente e non esagero affatto nel dire che l’incontro con quel popolo mi ha profondamente cambiata, così come è mutata la mia visione del mondo, ampliandola. Sarò sempre grata in cuor mio ai nepalesi per ciò che, senza saperlo e forse senza neppure volerlo, mi hanno insegnato per mezzo del solo tacito esempio.

 

L’Associazione Matite in Viaggio promuove l’interesse per il viaggiare quale scelta motivata di rinnovamento  nella conoscenza dei luoghi visitati e dei suoi abitanti. Visitare paesi e luoghi, incontrare persone e comunità, conoscere civiltà antiche e contemporanee, sono le premesse irrinunciabili affinché taccuini di viaggio manifestino la volontà e il sogno di riconoscersi nella libertà e nella dignità di tutti gli uomini.

Anna Maria Spiazzi – presidente dell’Associazione “Matite in viaggio”

 

 

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