L’arte di RABARAMA

di Luigi Polillo

 

Al centro del suo lavoro di ricerca l’uomo, sotto un “mantello” che muta costantemente, passando per una straordinaria varietà di colori, materiali, segni, simboli e metafore.

 

Rabarama, alias Paola Epifani, crea sculture e dipinti con uomini, donne o creature ibride, passando anche per l’eccentrico. La pelle dei soggetti creati dall’artista è sempre decorata con simboli, lettere, geroglifici e altre figure in una varietà di forme. Questo “mantello” che sembra avvolgere le figure muta costantemente, catturando lo sguardo con una straordinaria varietà di colori, materiali, segni, simboli e metafore. Ma l’alfabeto spesso riprodotto sui corpi indica il limite interno presente nel linguaggio ed il nostro essere entità singolari-plurali. Rabarama richiama nella sua opera la concezione della realtà del filosofo contemporaneo Jean-Luc Nancy: ciò che per la tradizione filosofica è sempre stato “l’essere”, per Nancy e Rabarama è una relazione originaria attraverso cui passano le singole esistenze e si incrociano, in un nodo comune. Geroglifici, puzzle e nidi d’ape sono la visualizzazione del genoma, le infinite combinazioni e varietà possibili insite nell’umanità e nella complessità dell’Io. Nata nel 1969 a Roma, l’artista vive e lavora a Padova da dove ha risposto alle nostre domande.

RABARAMA, espressività o fantasia: ci spiega il suo pseudonimo?        

Rabarama nasce da un motivo privato che solitamente non divulgo. Tuttavia, nel corso degli anni, sono venuta a conoscenza del fatto che Raba in Sanscrito significa “segno”, mentre Rama si collega alla divinità (basti pensare alla cultura egizia). L’ho trovata una fortuita coincidenza (o destino?) che il mio pseudonimo riassumesse la mia arte: una sorta di segno “divino”, in stretta relazione con l’energia universale di cui facciamo tutti parte.

Il sistema dell’arte contemporanea è governato da un equilibrio esile e da regole non scritte, ci illustra il suo percorso artistico ed espositivo?

Sin da piccola sono stata attratta dal mondo dell’arte, grazie anche ai miei genitori (mio padre pittore e scultore, mia madre ceramista) che mi hanno avvicinato a questa realtà sin da subito. Crescendo ho capito dentro di me che la scultura doveva essere il mio personale linguaggio e forma d’espressione, così ho intrapreso un percorso di studi che mi desse le basi per poter poi sviluppare questa vocazione. Ho studiato al Liceo artistico a Treviso e poi all’Accademia di Belle Arti a Venezia; in seguito ho iniziato a partecipare a concorsi di scultura sia italiani che internazionali. Quando poi ho avviato una collaborazione stabile con una galleria italiana è stato possibile non solo partecipare ad eventi di rilievo, ma anche organizzare esposizioni personali di alto livello.

Quali sono i materiali che predilige nelle sue opere scultoree?

La materia che lavoro in primis ed a cui mi sento più legata è l’argilla rosa semi refrattaria, con la quale realizzo i prototipi delle sculture che verranno poi riprodotte in bronzo. A volte, se il tipo di opera lo richiede per motivi legati alle dimensioni o all’equilibrio, utilizzo anche la plastilina. Questi sono i materiali che impiego personalmente e su cui modello le mie creature, che poi vengono portate in fonderia per essere replicate in bronzo, attraverso un processo artigianale. Negli anni ho realizzato altresì opere in marmo, pietre dure e semipreziose, in gomma siliconica, vetro e metalli pregiati.

 

Le sue creazioni si inseriscono in una dimensione inconscia e conflittuale dell’individuo, determinata da istinto e passione, cosa pensa della simbologia nell’arte?

La simbologia è fondamentale nel mio linguaggio d’espressione, quindi non posso che esserne a favore. Tramite i simboli è possibile raccogliere concetti in maniera sintetica, e comunicare con altre cu

lture, semplicemente utilizzando segni che si ricollegano alla memoria storica e alla tradizione insita nell’essere umano. Sono inoltre uno stimolo per l’approfondimento, in quanto ogni fruitore è poi libero di proseguire la ricerca in maniera personale, ampliando le proprie conoscenze e traendo spunti di riflessione.

Lei raggiunge una notorietà internazionale, vi sono delle figure nella storia dell’arte che hanno influenzato la sua mente creativa?

Senza dubbio Louise Bourgeois; le sue opere così forti e profonde mi hanno sempre suscitato intense emozioni, probabilmente perché sento le sue tematiche molto affini alla mia esperienza di vita. Nelle sue opere ha trasmesso sentimenti, pensieri ed emozioni legate al suo vissuto, a rapporti intimi che coinvolgono nel personale. Con le mie creazioni cerco di trasmettere messaggi al fruitore, che derivano dalle mie personali ricerche ed esperienze, non sempre positive e, per comprendere ancor meglio il perché di questa affinità elettiva, desidero concludere questo pensiero citando una sua frase: “Ogni giorno si deve abbandonare il passato o accettarlo, e se non si riesce ad accettarlo si diventa scultori”.

Il mondo dell’arte sta lanciando segnali di sofferenza in questi lunghi mesi segnati a livello planetario dalla pandemia, come la sta vivendo Rabarama?

Per me la sofferenza deriva dalla situazione attuale che stiamo vivendo, ma è stata anche stimolo a creare ancora di più. Credo che sia una qualità degli artisti saper recepire la realtà che ci circonda, per poi filtrarla e trasformarla in altro, riversandola nel proprio lavoro per inviare messaggi positivi, per poter superare momenti drammatici come quello che stiamo vivendo.

Mostre permanenti, o eventi futuri già in programma in Italia o all’estero?

Per il momento dovuto alla situazione d’emergenza mondiale, sia io che le gallerie con cui collaboro siamo molto cauti ad organizzare eventi. Continua il lavoro in maniera digitale (le persone possono contattarmi tramite sito e social, sui quali sono molto attiva), e per le gallerie seguendo tutte le linee guida e nel rispetto dei protocolli di sicurezza, permettendo alle persone di fruire dell’arte sempre e comunque. Tuttavia, è per ora difficile programmare con sicurezza esposizioni ed eventi.

Il suo pensiero si esprime in un’assoluta libertà di spirito e purezza vitale, ma cos’è per lei l’arte?

L’arte per me è un modo di comunicare e trasferire sensazioni. La mia personale ricerca si focalizza sull’essere umano, e tramite le mie creazioni cerco di raccontare un percorso di scoperta e consapevolezza.

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