Stai buttando il pane avanzato? Fermati!

di Ilaria Cammarata – educatrice ambientale

S’io facessi il fornaio
vorrei cuocere un pane
così grande da sfamare
tutta, tutta la gente
che non ha da mangiare.
Un pane più grande del sole,
dorato, profumato
come le viole.
Un pane così
verrebbero a mangiarlo…
…i poveri, i bambini,
i vecchietti e gli uccellini.
Sarà una data
da studiare a memoria:
un giorno senza fame!
Il più bel giorno di tutta la storia.

(Gianni Rodari)

 

Già, il pane. Probabilmente oggi Gianni Rodari non scriverebbe più una poesia su quanto pane vorrebbe produrre bensì su quanto pane vorrebbe salvare dalla pattumiera per sfamare i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Il pane infatti è un alimento fondamentale per ogni famiglia italiana ma è anche l’alimento più dato per scontato e quello che con maggiore facilità finisce in pattumiera. Il pane del giorno dopo, infatti, non è più fragrante, e siccome costa poco sembra che possiamo permetterci di buttarlo. Ma costa davvero così poco? Cioè vale davvero solo quei due euro che abbiamo tirato fuori dal nostro portafogli? Non proprio. Il problema è che noi non paghiamo davvero tutto il costo di ciò che consumiamo ma solo una parte di esso e ciò che non viene pagato da noi viene pagato dall’ambiente. Ma facciamo un passo indietro. Ti sei mai chiesto quanto pane si produca ogni giorno in Italia? E quanto ne viene acquistato? Già, perché sembra la stessa cosa ma non lo è. E ancora: quanto è e che fine fa il pane avanzato?

Ebbene, ogni giorno in Italia si producono 72.000 quintali di pane, ne vengono acquistati 59.000 e se ne buttano 13.000 (dati Adoc, Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori) per un valore di 120.000 euro. A fine anno sono 43 milioni gli euro di pane buttati via dalla grande distribuzione. A questi va aggiunto il pane che viene buttato nelle nostre case i giorni successivi all’acquisto: secondo un sondaggio della Coldiretti soltanto la metà delle famiglie italiane consuma il pane del giorno prima, l’altra metà lo butta nella pattumiera. Ma quanto vale davvero un chilo di pane? Quali sono i costi nascosti, quelli che non paghiamo con i nostri soldi e che ci ingannano rispetto al suo vero valore? Non è difficile capirlo, basta riflettere su ciò che serve per produrlo. Il pane che mangiamo infatti (e quello che buttiamo) è fatto di acqua (acqua per irrigare i campi di grano, acqua per la lavorazione, acqua per la pulizia dei macchinari, ecc.), in buona parte potabile, e se mangiamo (o buttiamo) 1 kg di pane stiamo mangiando (o buttando) anche i 1300 litri di acqua che sono serviti per produrlo; è fatto di energia (energia per la lavorazione dei campi, per la produzione, lavorazione e trasporto del grano, per la produzione e il trasporto del pane, per la produzione degli imballaggi, ecc.) che nella maggior parte dei casi viene da fonti fossili, facendoci produrre quasi 1 kg di CO2 per ogni kg di pane; è fatto di concimi, anticrittogamici e altre sostanze chimiche per massimizzare il rendimento dei campi; è fatto di lavoro umano; è fatto di sfruttamento e depauperamento delle risorse naturali; è fatto di ricerca per migliorare la resa del grano. Noi spendiamo solo due euro, ma i costi reali sono enormi, li paga l’ambiente e li paghiamo noi sottoforma di svariate patologie legate alla pessima qualità dell’ambiente in cui viviamo nonché di desertificazione, cambiamento climatico e via dicendo. Se poi vogliamo allargare il discorso a tutta la produzione alimentare allora le cifre dei costi reali del cibo divengono stellari. Basti sapere che, secondo la Banca Mondiale, se si sottraessero tutti i costi ambientali, sociali e sanitari, il valore economico del sistema alimentare andrebbe sottozero. Così una delle prime questioni che ho affrontato in casa mia è stata proprio quella dello spreco alimentare e il pane è stato il primo a passare al vaglio della sostenibilità domestica, anche perché nessun alimento come il pane può essere recuperato tanto bene e davvero non si spiega perché esso venga buttato.

La macchina del pane. In primo luogo ho acquistato una macchina del pane, che mi dà la possibilità di produrre solo l’esatta quantità che mi serve, e l’opportunità di utilizzare farine locali a minor impatto ambientale, meno raffinate e qualitativamente migliori e soprattutto è programmabile, per cui posso semplicemente metterci dentro tutti gli ingredienti prima di uscire di casa al mattino e trovare il pane appena sfornato quando rientro la sera.

Il recupero del pane avanzato. I crostini: se il pane avanza, di solito lo consumo il giorno dopo mettendolo per qualche minuto al caldo nel forno o facendo dei veri e propri crostini aromatizzati con le mie erbe preferite. I crostini sono buonissimi da mangiare appena sfornati ma, essendo tostati, si possono anche conservare in contenitori a chiusura ermetica per qualche giorno. Il pangrattato: perché acquistare il pangrattato se si può farlo a casa utilizzando il pane raffermo? È semplicissimo, basta tagliarlo a tocchetti, tostarlo in forno e tritarlo delle dimensioni preferite. Facendolo in casa possiamo anche arricchirlo con le nostre spezie preferite, ottenendo varie tipologie per ottenere sapori e aromi diversi! Il pan degli uccelli: io e la mia famiglia siamo sempre in natura e una delle attività che più ci appassiona è quella di osservare gli animali attorno a noi, così il pane tostato e ridotto in briciole, mischiato a uva passa e semini, può rivelarsi un prezioso alleato per attirare e osservare la fauna attorno a noi: formichine laboriose, passeri e altri piccoli uccelli, gabbiani e, se siete a mare, anche pesci si avvicineranno senza troppa paura e i bambini potranno osservarli più da vicino ma sempre e comunque nel loro ambiente naturale!  Le ricette, la ricetta. Le ricette che fanno uso di pane raffermo sono veramente infinite, hanno radici nella tradizione culinaria italiana che, fino a pochi anni fa, non prevedeva di buttare qualcosa e sono veramente buonissime, variegate e nella maggior parte dei casi facili e veloci: dalle classiche polpette di pane siciliane alla napoletanissima mozzarella in carrozza fino ad arrivare ai nordici canederli, ce n’è per tutte le regioni, per tutti gli ingredienti e per tutti i gusti e ti consentono di fare un vero e proprio viaggio culinario alla scoperta della cucina povera e dello street food italiano. Basta aprire google, cercare “pane raffermo” e decidere quale seguire. E se non vuoi chiedere a google… lavora di fantasia per creare qualcosa di buono con gli altri avanzi che hai nel frigo! Alcune ricette le trovi già salvate nella mia bacheca pinterest ma ti lascio con una ricetta che ho inventato proprio qualche sera fa:       le uova in cocotte su letto di crostini e funghi. Per realizzarla hai bisogno per ciascun commensale di un uovo, 200 g di funghi freschi misti, 2 fette di formaggio tipo provolone o auricchio e 100 g di pane raffermo. Avrai inoltre bisogno di uno spicchio d’aglio, olio evo, sale, pepe e parmigiano q.b. Per prima cosa lascia soffriggere a fuoco lento lo spicchio d’aglio in abbondante olio evo. Quando sarà brunito rimuovilo, aggiungi i funghi e lascia cuocere a fuoco medio. Intanto taglia il pane raffermo a dadini e fallo tostare in forno. Quando i funghi sono cotti sala e profuma con basilico o con altre erbe a tuo piacimento. Disponi i crostini di pane sul fondo delle cocottes, copri con i funghi lasciando cadere sul pane anche l’olio, sguscia ciascun uovo in una cocotte al di sopra dei funghi avendo cura di non rompere il tuorlo, adagia delicatamente sull’uovo la fetta di provolone e termina con una spolverata di parmigiano. Passa le cocottes in forno caldo e lascia cuocere a 180° fino a che il formaggio non si sarà completamente sciolto, quindi togli dal forno, spolvera con pepe nero macinato fresco e una fogliolina di basilico. Con questo tempo di cottura il tuorlo resterà morbido, se lo gradisci sodo dovrai aumentare il tempo di cottura.

Come vedi essere sostenibili è anche una questione di piccoli gesti quotidiani ed è più semplice di quanto possa sembrare ma è necessario rivedere in chiave critica le nostre abitudini e chiederci continuamente come possiamo migliorare. Per questo oltre a lasciare a tutti questi piccoli consigli attraverso il blog giro in lungo e in largo con il mio Laboratorio di consumo consapevole, cercando di mostrare a grandi e piccini che se uno può farlo, tutti possono farlo! Ricorda: #ilfuturoèoggi!

 

 

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